La povertà continua a essere maggiormente diffusa nel Mezzogiorno, tra le famiglie più ampie, in particolare con tre o più figli, soprattutto se minorenni. Si conferma la forte associazione tra povertà, bassi livelli di istruzione, bassi profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro: se la persona di riferimento ha al massimo la licenza elementare l’incidenza di povertà è pari al 17,2% (contro il 5,6% osservato tra i diplomati e oltre) e sale al 26,7% se è alla ricerca di occupazione. Tra le famiglie in cui sono presenti persone incerca di occupazione, l’incidenza saleal 28% se in famiglia ci sono occupati ma non ritirati dal lavoro (quindi almeno un reddito da lavoro e nessun reddito da pensione) e al 30,4% se ci sono ritirati ma non occupati (quindi almeno un reddito da pensione e nessun reddito da lavoro). Livelli di incidenza superiori al 40% si osservano, infine, tra le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro, famiglie, cioè, senza alcun reddito proveniente da attività lavorative presentio pregresse. Nel 2010 l’intensità della povertà (che indica, in termini percentuali, quanto la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere si colloca al di sotto della linea di povertà) è risultata pari al 20,7% e corrispondea una spesa media equivalente delle famiglie povere pari a 787,33 euro mensili. Nel Mezzogiorno, alla più ampia diffusione della povertà continua ad associarsi una maggiore gravità del fenomeno: l’intensità è pari al21,5% e la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere è uguale a 779,06 euro mensili. Nel Nord e nel Centro i valori sono più alti -809,85 e 793,06 euro rispettivamente - nonostante l’aumento dell’intensità osservato tra il 2009 eil 2010 (dal 17,5% al 18,4% nel Nord e dal 17,4% al 20,1% nel Centro). Osservando il fenomeno con un maggior dettaglio territoriale, la Lombardia e l’Emilia Romagna sono le regioni con i valori più bassi dell’incidenza di povertà, pari al 4,0% eal 4,5% rispettivamente. Si collocano su valori dell’incidenza di povertà inferiori al 6% l’Umbria, il Piemonte, il Veneto, la Toscana, il Friuli Venezia Giulia e la provincia di Trento. Ad eccezionedi Abruzzo e Molise, dove il valore dell’incidenza di povertà non è statisticamente diverso dalla media nazionale, in tutte le altre regioni del Mezzogiorno la povertà è più diffusa rispetto al resto del Paese. Le situazioni più gravi siosservano tra le famiglie residenti in Calabria (26,0%), Sicilia (27,0%) e Basilicata (28,3%).
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