“Buon
Anno
a
voi
tutti,
italiane
e
italiani
di
ogni
generazione,
in
Italia
e
all'estero.
Siamo
stati
anche
nel
corso
del
2010
dominati
dalle
condizioni
di
persistente
crisi
e
incertezzadell'economia
e
del
tessuto
sociale,
e
ormai
da
qualche
tempo
si è
diffusa
l'ansia
del
non
poterci
più
aspettare-
nella
parte
del
mondo
in
cui
viviamo
- un
ulteriore
avanzamento
e
progresso
di
generazione
in
generazione
come
nel
passato.
Ma
non
possiamo
farci
paralizzare
da
quest'ansia
:
non
potete
farvene
paralizzare
voi
giovani.
Dobbiamo
saper
guardare
in
positivo
al
mondo
com'è
cambiato,
e
all'impegno,
allo
sforzo
che
ci
richiede.
Che
esso
richiede
specificamente
e in
modo
più
pressante
a
noi
italiani,
ma
non
solo
a
noi:
all'Europa,
agli
Stati
Uniti.
Se
il
sogno
di
un
continuo
progredire
nel
benessere,
ai
ritmi
e
nei
modi
del
passato,
è
per
noi
occidentali
non
più
perseguibile,
ciò
non
significa
che
si
debba
rinunciare
al
desiderio
e
alla
speranza
di
nuovi
e
più
degni
traguardi
da
raggiungere
nel
mondo
segnato
dalla
globalizzazione.
E
innanzitutto
è
conquista
anche
nostra,
è
conquista
della
nostra
comune
umanità
il
rinascere
di
antiche
civiltà,
il
travolgente
sviluppo
di
economie
emergenti,
in
Asia,
in
America
Latina,
in
altre
regioni
-
anche
in
Africa
ci
si è
messi
in
cammino
-
rimaste
a
lungo
ai
margini
della
modernizzazione.
È
conquista
della
nostra
comune
umanità
il
sollevarsi
dall'arretratezza,
dalla
povertà,
dalla
fame
di
centinaia
di
milioni
di
uomini
e
donne
nel
primo
decennio
di
questo
nuovo
millennio.
Paesi
e
popoli
con
i
quali
condividere
lo
slancio
verso
un
mondo
globale
più
giusto,
più
comprensivo
dell'apporto
di
tutti,
più
riconciliato
nella
pace
e in
uno
sviluppo
davvero
sostenibile.
È in
effetti
possibile
un
impegno
comune
senza
precedenti
per
fronteggiare
le
sfide
e
cogliere
le
opportunità
di
questo
grande
tornante
storico.
Siamo
tutti
chiamati
a
far
fronte
ancora
alla
sfida
della
pace,
sempremessa
a
dura
prova
da
persistenti
e
ricorrenti
conflitti
e da
cieche
trame
terroristiche
:
della
pace
e
della
sicurezza
collettiva,
che
esigono
tra
l'altro
una
nuova
assunzione
di
responsabilità
nella
Comunità
Internazionale
da
parte
delle
grandi
potenze
emergenti.
Siamo
chiamati
a
cogliere
le
opportunità
di
un
processo
di
globalizzazione
tuttora
ambiguo
nelle
sue
ricadute
sul
terreno
dei
dirittidemocratici
e
delle
diversità
culturali,
ed
estremamente
impegnativo
per
continenti
e
paesi
-
l'Europa,
l'Italia
-
che
tendono
a
perdere
terreno
nell'intensità
e
qualità
dello
sviluppo.
Abbiamo
bisogno
di
non
nasconderci
nessuno
dei
problemi
e
delle
dure
prove
da
affrontare
:
proprio
per
poter
suscitare
unvasto
moto
di
energie
e di
volontà,
capace
di
mettere
a
frutto
tradizioni,risorse
e
potenzialità
di
cui
siamo
ricchi.
Quelle
cheabbiamo
accumulato
nella
nostra
storia
di
centocinquant'anni
di
Italia
unita.
Celebrare
quell'anniversario,
come
abbiamo
cominciato
a
fare
e
ancor
più
faremo
nel
2011,
non
è
perciò
un
rito
retorico.
Non
possiamo
come
Nazione
pensare
il
futuro
senza
memoriae
coscienza
del
passato.
Ci
serve,
ci
aiuta,
ripercorrere
nelle
sue
asprezze
e
contraddizioni
il
cammino
che
ci
portò
nel
1861
a
diventare
Stato
nazionale
unitario,
ed
egualmente
il
cammino
che
abbiamo
successivamente
battuto,
anche
fra
tragedie
sanguinose
ed
eventi
altamente
drammatici.
Vogliamo
e
possiamo
recuperare
innanzitutto
la
generosità
e
lagrandezza
del
moto
unitario
: e
penso
in
particolare
a
una
sua
componente
decisiva,
quella
dei
volontari.
Quanti
furono
i
giovani
e
giovanissimi
combattenti
ed
eroi
che
risposero,
anche
sacrificando
la
vita,
a
quegli
appelli
per
la
libertà
e
l'Unità
dell'Italia!
Dovremmo
forse
tacerne,
e
rinunciare
a
trarne
ispirazione?
Ma
quello
resta
un
patrimonio
vivo,
cui
bensi
può
attingere
per
ricavarne
fiducia
nelle
virtù
degli
italiani,
nel
loro
senso
del
dovere
comune
e
dell'unità,
e
nella
forza
degli
ideali.
Il
futuro
da
costruire
-
guardando
soprattutto
all'universo
giovanile-
richiede
un
impegno
generalizzato.
Quell'universo
è
ben
più
vasto
e
vario
del
mondo
studentesco.
A
tutti
voi
italiani,
in
Italia
e
nel
mondo,
rivolgo
ancora
la
più
netta
messa
in
guardia
contro
ogni
cedimento
alla
tentazione
fuorviante
e
perdente
del
ricorso
alla
violenza.
In
particolare,
poi,
invito
ogni
ragazza
e
ragazzo
delle
nostre
Università
a
impegnarsi
fino
in
fondo,
a
compiere
ogni
sforzo
per
massimizzare
il
valore
della
propria
esperienzadi
studio,
e li
invito
a
rendersi
protagonisti,
con
spirito
critico
e
seria
capacità
propositiva,
dell'indispensabile
rinnovamento
dell'istituzione
Università
e
del
suo
concreto
modo
di
funzionare.
Sì,
possiamo
ben
aprirci
la
strada
verso
un
futuro
degno
delgrande
patrimonio
storico,
universalmente
riconosciuto,
della
Nazione
Italiana.
Facciano
tutti
la
loro
parte
:
quanti
hanno
maggiori
responsabilità
- e
ne
debbono
rispondere
-
nella
politica
enelle
istituzioni,
nell'economia
e
nella
società,
ma
in
pari
tempo
ogni
comunità,
ogni
cittadino.
Sentire
l'Italia,
volerla
più
unita
e
migliore,
significa
anche
questo,sentire
come
proprio
il
travaglio
di
ogni
sua
parte,
così
come
il
travaglio
di
ogni
sua
generazione,
dalle
più
anziane
alle
più
giovani.
A
tutti,
dunque,
agli
italiani
in
Italia
e ai
nostri
emigrati
che
vivono
e
lavorano
all'estero,
il
mio
augurio
affettuoso,
il
mio
caloroso
buon
2011.
Giorgio
Napolitano |