|
|
MEDIA
ITALIA
BELGIO |
Il
nuovo
presidente
di
Media
Italia
Belgio,
il
coordinamento
degli
operatori
dei
media
di
lingua
italiana,
è
Filippo
Giuffrida.
Giornalista
professionista,
ex
vicepresidente
del
MIB,
Giuffrida
ha
ribadito
la
volontà
di
"approfondire
i
legami
costruttivi
col
mondo
giornalistico
italiano,
in
primo
luogo
con
il
Consiglio
Nazionale
dell’Ordine
dei
Giornalisti
e la
Federazione
Nazionale
della
Stampa
Italiana".
Il
Mib
intende
così
"continuare
e
rafforzare
l'azione
di
supporto
e di
valorizzazione
di
tutte
le
forme
di
attività
realizzate
nel
campo
dei
media
operanti
all'estero,
in
fattiva
collaborazione
con
le
associazioni
sorelle
quali
il
ClubMediaFrance,
il
Media
Club
della
Germania,
l’ASIGB
inglese
e
quelle
in
via
di
costituzione
in
altre
realtà
europee".
L’Assemblea
ha
confermato
Vittorio
Morelli
quale
segretario
generale,
Pino
Sanremo
come
tesoriere,
Epifanio
Guarneri
vice
segretario
generale,
ringraziando
Salvatore
Albelice
per
il
lavoro
svolto
e
nominandolo
vice
presidente
dell’Associazione.
Media
Italia
Belgio,
associazione
no
profit
di
diritto
belga,
apolitica
ed
aconfessionale,
vuole
arricchire
lo
scambio
mediatico
fra
Italia
e
Belgio
e
rafforzare
la
presenza
dei
media
italiani
nel
Paese,
stimolando
la
collaborazione
tra
gli
operatori,
favorendo
la
circolazione
dell’informazione
tra
gli
italiani
in
Belgio
e
promuovendo
l’immagine
dell’Italia
attraverso
l’informazione
ed i
media.
|
PREMIO
PIEMONTESE
NEL
MONDO |
Nell’ambito
della
propria
attività
a
favore
degli
emigrati
piemontesi
al
fine
di
"rinsaldare
quei
legami
di
cultura
e di
tradizioni
che
uniscono
il
Piemonte
con
i
suoi
cittadini
che
vivono
all’estero",
la
Regione
Piemonte
con
la
legge
regionale
4
novembre
1992
n.
46
ha
istituito
il
Premio
Internazionale
‘Piemontese
nel
Mondo’
per
valorizzare
e
far
conoscere
l'eccellenza
della
presenza
dei
piemontesi
nel
mondo.
Obiettivo
del
premio
"onorare
quelle
persone,
di
natura
anche
giuridica,
comunità
o
associazioni
operanti
all'estero
che
si
siano
distinte
con
la
propria
attività
in
campo
scientifico,
sociale
o
artistico-letterario,
favorendo
le
conoscenza
della
"Piemontesità"
nel
mondo".
Anche
quest’anno
è
stato
bandito
il
concorso
che,
alla
fine,
premierà
5
soggetti
con
una
medaglia
con
l'effige
di
un
monumento
storico
del
Piemonte.
La
regione
si
riserva
poi
di
attribuire
una
somma
di
danaro
a
parziale
copertura
delle
spese
per
la
realizzazione
di
un
progetto
nei
campi
indicati
dal
bando,
presentato
all'atto
della
candidatura
e
corredato
da
relativa
documentazione
economica
Le
proposte
di
candidatura,
corredate
dalla
documentazione
attestante
la
veridicità
di
quanto
riportato
in
ciascun
curriculum
e di
tutta
la
documentazione
relativa
ed
eventuali
progetti,
dovranno
essere
inviate
entro
e
non
oltre
il
31
gennaio
2011
alla
Direzione
Gabinetto
della
Presidenza
della
Giunta
regionale,
Settore
Affari
Internazionali,
Ufficio
Emigrazione,
via
Bertola
n.
34,
10121
Torino.
La
busta
contenente
le
proposte
di
candidatura
con
la
relativa
documentazione
dovrà
riportare
la
dicitura
‘Premio
Internazionale
Piemontese
nel
Mondo’.
Questi
i
requisiti:
essere
un/a
cittadino/a
di
origine
piemontese
emigrato/a
la
cui
attività
si
svolga
in
prevalenza
all'estero,
con
nascita
o
discendenza
diretta
da
nati
in
Piemonte,
o
persona
giuridica,
comunità
o
associazioni
che
svolga
all’estero
la
propria
attività
rivolta
all’emigrazione
piemontese;
tale
attività
deve
aver
illustrato
il
Piemonte
in
campo
sociale,
scientifico,
artistico,
letterario,
in
senso
positivo
e
significativamente,
con
dedizione
di
tempo
e di
energie
per
diffondere
i
valori
e le
tradizioni
della
Piemontesità.
Tre
i
campi
di
‘eccellenza’
che
verranno
premiati;
campo
scientifico:
particolare
rilievo
assumono
quelle
iniziative
che,
nel
settore
della
ricerca,
assistenza
e
formazione,
si
connotano
come
opere
a
carattere
umanitario
di
grande
respiro,
volte
ad
alleviare
sofferenze
e
malattie;
campo
sociale:
il
riconoscimento
viene
rivolto
a
quei
soggetti
che
si
sono
distinti
per
il
proprio
impegno
nel
sociale,
svolgendo
attività
di
benefattore
o
avendo
operato
con
dedizione
per
il
bene
del
prossimo;
campo
artistico
e
letterario:
il
riconoscimento
viene
rivolto
a
quei
soggetti
che
hanno
contribuito
a
diffondere
e
valorizzare
all’estero
un
elemento
cospicuo
e
tipico
della
cultura
piemontese
mantenendo
vivo,
tra
gli
emigrati
piemontesi
ed i
loro
discendenti,
il
rapporto
con
la
terra
natia.
Tutte
le
candidature
pervenute
in
tempo
utile
verranno
esaminate
da
un’apposita
commissione
che
provvederà
ad
indicare
alla
Giunta
Regionale
i
nominativi
dei
candidati
prescelti.
|
AI
PUGLIESI
UN
FUTURO
DIVERSO |
Non
viaggiano
più
con
la
valigia
di
cartone.
Usano
trolleys
e
maneggiano
cellulari
e
notebooks.
Sono
i
nuovi
emigranti.
La
Puglia
è
tornata
terra
di
emigrazione
“e
stavolta
sono
quelli
più
preparati
a
non
trovare
spazio.
È la
fuga
dei
cervelli
e
dobbiamo
fermarla”:
questo
l’impegno
e
l’appello
ad
un
“patto”
tra
istituzioni
e
forze
sociali
rivolto
dal
presidente
del
Consiglio
Regionale
della
Puglia,
Onofrio
Introna.
“Sono
in
tanti
ormai
a
non
a
non
credere
più
che
si
possa
realizzare
nella
loro
regione
quello
per
cui
hanno
studiato,
si
sono
laureati.
Deve
spaventarci
e
mobilitarci
questa
sofferenza
dei
ragazzi,
costretti
ad
andare
altrove
per
realizzarsi”,
ha
insistito,
intervenendo
a
Martina
Franca
all’incontro
di
studi
sul
sindacalismo
pugliese,
con
ospite
d’onore
Enzo
Giase,
segretario
regionale
della
Cisl
e
poi
vicepresidente
dell’Inas.
Lotta
alla
precarizzazione,
una
testa,
un
posto
di
lavoro:
uno
degli
obiettivi
“che
stanno
più
a
cuore
all’amministrazione
regionale
– ha
detto
Introna
- è
cancellare
dalla
vita
dei
nostri
giovani
l’ingiusto
appellativo
di
‘generazione
del
lavoro
mai’
”.
L’esperienza
nella
Cisl
tarantina
dei
primi
anni
’60
di
Enzo
Giase,
“sindacalista
di
frontiera”,
ha
offerto
al
presidente
lo
spunto
per
collegarsi
alla
politica
di
risanamento
ambientale
portata
avanti
dalla
Regione.
L’Italsider
(oggi
Ilva)
nasceva
in
quegli
anni
col
sogno
della
grande
industrializzazione
del
Mezzogiorno,
ha
dichiarato,
“successivamente
tradito
dalla
realtà
e
dalla
distrazione
dei
governanti
della
quale
però
non
ci
si
può
che
rallegrare,
nella
Puglia
attuale
che
all’industria
pesante
preferisce
l’energia
pulita,
le
fonti
rinnovabili,
il
turismo,
i
prodotti
agroalimentari
di
eccellenza.
Ben
altri
e
più
salubri
fattori
di
sviluppo
e di
occupazione.
Una
Puglia
che
ha
scelto
la
salute”.
|
PROBLEMI
DEI
PENSIONATI
IN
SUD
AMERICA |
Una
"storia
senza
fine"
che
"danneggia
i
pensionati
italiani"
e
che
"lede
la
dignità
ed i
diritti
acquisiti".
Coordinatore
per
l’America
Latina
del
Patronato
Ital
Uil,
José
Tucci
esprime
sconforto
e
indignazione
dopo
le
ennesime
segnalazioni
di
disservizi
che
ostacolano
il
pagamento
delle
pensioni
presso
le
sedi
della
Western
Union.
Disservizi
che
Tucci
imputa
sia
alla
banca
che
all’INPS
che,
scrive,
"trattano
i
pensionati
all'estero
con
totale
disinteresse
e
senza
alcuna
cura
dei
loro
diritti
garantiti
dalla
legge
italiana.
Ma
soprattutto,
ad
essere
scandaloso
è il
totale
disprezzo
della
loro
dignità"
accusa
Tucci
ricordando
che
"la
maggioranza
dei
pensionati
italiani
all’estero
è
costituita
da
persone
molto
anziane.
L'ultima
delle
brutte
notizie
di
cui
abbia
avuto
notizia
poche
ore
fa –
spiega
il
responsabile
di
patronato
- è
che
alla
Western
Unione
sono
arrivati
gli
elenchi
dei
pagamenti
con
molte
inesattezze,
date
di
nascita
errate
e
confusione
tra
il
nome
ed
il
cognome
del
beneficiario.
Una
situazione
che
rende
impossibile
alla
Western
Union
il
pagamento,
a
meno
che
si
conosca
il
numero
del
bonifico
che,
ovviamente,
nessun
pensionato
conosce.
Di
conseguenza
non
si
riscuote".
Per
Tucci
è
"chiaro
che
entrambe
le
‘istituzioni’
vogliono
ostacolare
i
pensionati
all'estero.
Da
tanto
tempo
si
stanno
accumulando
parecchi
oltraggi
ai
diritti
e
un'umiliazione
costante,
sembra
che
a
nessuna
autorità
competente
importa
il
problema,
non
si
sentono
responsabili.
Tutto
è
avvolto
in
una
nebulosa
burocrazia,
un’andata
e
ritorno,
dove
l’unica
conseguenza
è un
progressivo
deterioramento
di
una
situazione
che
è di
per
sé
già
molto
complessa
e
delicata.
Tutti
sappiamo
–
prosegue
–
che
la
stragrande
maggioranza
delle
persone
che
hanno
un
beneficio
italiano
sono
di
classe
sociale
mediabassa,
hanno
fatto
nella
loro
vita
sforzi
e
sacrifici
smisurati
e se
godono
della
pensione
è
perché
la
legislazione
italiana
lo
permette
e,
soprattutto,
gli
dà
le
garanzie
sufficienti.
Ciò
nonostante,
le
azioni
generate
dall'Italia
costituiscono
un
costante
dileggio
a
quei
diritti,
sembra
che
non
importa
niente
a
nessuno,
tutti
si
sentono
impuniti.
È
ora
di
dire
basta
a
questi
indebiti
indiscriminati
e
senza
fondamento,
è
ora
di
manifestare
il
più
totale
ripudio,
di
ricordare
che
gli
italiani
all'estero
hanno
i
loro
diritti
e
che
l'impunità
ha i
suoi
limiti.
È
arrivato
il
momento
d’agire
in
modo
cosciente,
solidarizzarsi
davanti
a
simile
assurdità.
Non
siamo
una
variabile
di
accomodamento
e
neanche
il
‘fusibile
più
magro’,
siamo
persone
ed
abbiamo
dignità.
Per
tutto
questo
–
conclude
–
diciamo
‘no’
agli
oltraggi
dei
nostri
diritti
e
diciamo
‘no’
all'impunità".
|
SIAMO
4
MILIONI
NEL
MONDO |
I
cittadini
italiani
iscritti
all’Anagrafe
degli
italiani
residenti
all’estero
(Aire)
sono
4.028.370,
il
6,7%
degli
oltre
60
milioni
di
residenti
in
Italia,
un
numero
quasi
pari
a
quello
degli
stranieri
residenti
nel
paese.
L’aumento
è
stato
di
113mila
unità
rispetto
all’anno
scorso
e di
quasi
1
milione
rispetto
al
2006,
quando
le
presenze,
nello
stesso
archivio,
dovevano
ritenersi
sottodimensionate.
Una
presenza
in
aumento
quella
degli
italiani
nel
mondo,
soprattutto
nell’area
euro-americana,
almeno
secondo
quanto
emerge
dal
quinto
"Rapporto
Italiani
nel
Mondo"
realizzato
dalla
Fondazione
Migrantes.
Le
percentuali
di
presenze
di
italiani
nel
mondo
sono
così
suddivise:
Europa
(55,3%),
America
(39,3%)
e,
molto
più
distanziate,
Oceania
(3,2%),
Africa
(1,3%)
e
Asia
(0,9%).
Tra
i
paesi
di
insediamento,
l’Argentina
supera
di
poco
la
Germania
(entrambe
oltre
le
600
mila
unità),
la
Svizzera
accoglie
mezzo
milione
di
italiani,
la
Francia
si
ferma
a
370mila,
il
Brasile
raggiunge
i
273mila
e A
u s
t r
a l
i a
,
Venezuela
e
Spagna
superano
le
100mila
unità.
Tra
gli
italiani
residenti
all’estero
più
della
metà
non
è
sposato,
quasi
la
metà
è
costituita
da
donne,
più
di
un
terzo
è
nato
all’estero,
mentre
121mila
si
sono
iscritti
dopo
aver
acquisito
la
cittadinanza.
I
minorenni
sono
un
sesto
del
totale,
ma
sono
superati
dagli
ultrasessantacinquenni
(18,2%)
di
quasi
tre
punti:
questo
rapporto
si
riscontra
anche
in
Italia,
dove
infatti
gli
anziani
incidono
per
un
quinto.
All’estero,
oltre
agli
italiani
che
hanno
mantenuto
o
acquisito
la
cittadinanza,
quindi
con
passaporto
e
diritto
di
voto,
vi
sono
gli
oriundi,
quasi
80
milioni:
25
milioni
in
Brasile,
20
in
Argentina,
17,8
negli
Stati
Uniti
e in
Francia,
1,5
in
Canada,
1,3
in
Uruguay,
0,8
in
Australia,
0,7
in
Germania,
0,5
sia
in
Svizzera
che
in
Perù
e,
quindi,
altri
Paesi
con
un
numero
minore,
fino
a
superare
ampiamente
la
popolazione
residente
in
Italia.
L’emigrazione
italiana
è
stata,
in
prevalenza,
un’epopea
popolare,
fatta
di
povera
gente
e a
costo
di
notevoli
sofferenze,
ma
complessivamente
gli
italiani
sono
riusciti
a
raggiungere
un
positivo
e
stabile
inserimento
sul
posto.
Nel
2010
l’attenzione
si è
concentrata
su
cinque
paesi
-
Canada,
Francia,
Regno
Unito,
Romania
e
Spagna
-
dove
sono
stati
somministrati
649
questionari
con
la
collaborazione
di
patronati,
associazioni
e
sindacati,
tra
cui
Epasa-Cna,
Inca-Cgil,
Sias-Mcl
e
Sei-Ugl.
Le
risposte
date
evidenziano
che
questi
emigrati
“comuni”
hanno
un’istruzione
secondaria
medio-alta
(67,2%),
si
sentono
per
lo
più
integrati
nel
paese
di
accoglienza,
dove
non
hanno
problemi
di
lingua,
sono
proprietari
di
casa
e si
ritengono
soddisfatti
del
lavoro
che
conducono.
Non
pensano
di
rientrare
in
Italia,
ma
tengono
a
precisare
che
quanto
da
loro
conquistato
è il
frutto
di
anni
di
sacrificio
e di
un
percorso
di
vita
in
cui
hanno
dovuto
affrontare
e
superare
prove
dure
ma
inevitabili.
Certamente,
sin
dall’inizio
non
sono
mancati
tra
gli
emigrati
italiani
i
protagonisti
qualificati,
i
cosiddetti
“cervelli”,
che
attualmente
incidono
in
misura
più
rilevante
rispetto
al
passato.
La
recente
indagine
(2010)
sui
ricercatori
italiani
all’estero,
svolta
dal
Centro
Nazionale
delle
Ricerche
sulla
popolazione,
conferma
che
in
prevalenza
si
tratta
di
giovani
(anche
se
non
più
giovanissimi),
all’estero
da
più
di
dieci
anni
(ma
nei
due
terzi
dei
casi
ancora
con
la
cittadinanza
italiana),
in
prevalenza
impegnati
nelle
materie
scientifiche
e
riconoscenti
per
avere
trovato
all’estero
una
maggiore
gratificazione
professionale,
le
attrezzature
necessarie
e i
fondi
indispensabili.
Bisogna
anche
ricordare
che
in
Italia,
dal
1985,
le
posizioni
accademiche
sono
sostanzialmente
bloccate
per
quanto
riguarda
il
personale
di
ruolo.
L’emorragia
dei
cervelli
è,
quindi,
destinata
a
continuare,
specialmente
dal
Sud:
se
si
prende
l’esempio
della
Puglia,
si
constata
che
annualmente
il
45%
dei
23.500
nuovi
laureati
lascia
la
regione,
per
lo
più
definitivamente.
“In
Italia
si
riscontra
uno
scarso
livello
di
sensibilità
rispetto
ai
connazionali
all’estero”.
Con
queste
parole
ha
esordito
Monsignor
Giancarlo
Perego,
direttore
generale
della
Fondazione
Migrantes,
nel
suo
discorso
di
presentazione
del
‘Rapporto
Italiani
nel
mondo
2010’.
“Questa
vera
e
propria
disaffezione
concettuale
– ha
proseguito
–
rischia
di
farci
diventare
un
Paese
dalle
radici
dimenticate
e
viene
anche
da
pensare
a
che
cosa
siano
serviti
gli
investimenti
fatti
in
strutture,
viaggi,
visite,
convegni
e
progetti
e la
stessa
normativa
finalizzata
al
recupero
della
partecipazione
al
voto
degli
emigranti.
Questa
carenza
genera
una
profonda
amarezza,
perché
la
rete
degli
italiani
all’estero
potrebbe
fornire
all’Italia
spunti
di
rinnovamento
in
questa
persistente
fase
di
stallo
aggravata
dalla
crisi
europea
e
internazionale.
La
nostra
storia
e
vita
di
Chiesa
tra
gli
emigranti
– ha
proseguito
– ci
porta
a
dire
con
determinazione
che
oggi
siamo
noi
maggiormente
ad
avere
bisogno
dell’aiuto
degli
emigranti,
anche
se
quello
dell’assistenza
agli
emigranti
è un
capitolo
tutt’altro
che
chiuso.
Tutto
questo
– ha
concluso
Mons.
Perego
–
chiede,
dentro
un
confronto
politico
e
dentro
un
dialogo
sociale
costruttivo
e
sereno,
di
connettere
strettamente
l’emigrazione
con
le
riforme
strutturali,
di
qualificare
il
sistema
universitario,
la
ricerca,
i
servizi,
di
investire
sui
giovani,
guardando
al
futuro”.
|
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