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NUMERO 2, Gennaio 2011

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Cerca fra i nostri servizi, usa parole italiane come ad es: "vino", "moda"... Appariranno  pagine con la cronaca dell'evento italiano in Uk che cercavi.

 

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MEDIA ITALIA BELGIO

Il nuovo presidente di Media Italia Belgio, il coordinamento degli operatori dei media di lingua italiana, è Filippo Giuffrida. Giornalista professionista, ex vicepresidente del MIB, Giuffrida ha ribadito la volontà di "approfondire i legami costruttivi col mondo giornalistico italiano, in primo luogo con il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana". Il Mib intende così "continuare e rafforzare l'azione di supporto e di valorizzazione di tutte le forme di attività realizzate nel campo dei media operanti all'estero, in fattiva collaborazione con le associazioni sorelle quali il ClubMediaFrance, il Media Club della Germania, l’ASIGB inglese e quelle in via di costituzione in altre realtà europee". L’Assemblea ha confermato Vittorio Morelli quale segretario generale, Pino Sanremo come tesoriere, Epifanio Guarneri vice segretario generale, ringraziando Salvatore Albelice per il lavoro svolto e nominandolo vice presidente dell’Associazione. Media Italia Belgio, associazione no profit di diritto belga, apolitica ed aconfessionale, vuole arricchire lo scambio mediatico fra Italia e Belgio e rafforzare la presenza dei media italiani nel Paese, stimolando la collaborazione tra gli operatori, favorendo la circolazione dell’informazione tra gli italiani in Belgio e promuovendo l’immagine dell’Italia attraverso l’informazione ed i media.


 
PREMIO PIEMONTESE NEL MONDO 

Nell’ambito della propria attività a favore degli emigrati piemontesi al fine di "rinsaldare quei legami di cultura e di tradizioni che uniscono il Piemonte con i suoi cittadini che vivono all’estero", la Regione Piemonte con la legge regionale 4 novembre 1992 n. 46 ha istituito il Premio Internazionale ‘Piemontese nel Mondo’ per valorizzare e far conoscere l'eccellenza della presenza dei piemontesi nel mondo. Obiettivo del premio "onorare quelle persone, di natura anche giuridica, comunità o associazioni operanti all'estero che si siano distinte con la propria attività in campo scientifico, sociale o artistico-letterario, favorendo le conoscenza della "Piemontesità" nel mondo". Anche quest’anno è stato bandito il concorso che, alla fine, premierà 5 soggetti con una medaglia con l'effige di un monumento storico del Piemonte. La regione si riserva poi di attribuire una somma di danaro a parziale copertura delle spese per la realizzazione di un progetto nei campi indicati dal bando, presentato all'atto della candidatura e corredato da relativa documentazione economica Le proposte di candidatura, corredate dalla documentazione attestante la veridicità di quanto riportato in ciascun curriculum e di tutta la documentazione relativa ed eventuali progetti, dovranno essere inviate entro e non oltre il 31 gennaio 2011 alla Direzione Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale, Settore Affari Internazionali, Ufficio Emigrazione, via Bertola n. 34, 10121 Torino. La busta contenente le proposte di candidatura con la relativa documentazione dovrà riportare la dicitura ‘Premio Internazionale Piemontese nel Mondo’. Questi i requisiti: essere un/a cittadino/a di origine piemontese emigrato/a la cui attività si svolga in prevalenza all'estero, con nascita o discendenza diretta da nati in Piemonte, o persona giuridica, comunità o associazioni che svolga all’estero la propria attività rivolta all’emigrazione piemontese; tale attività deve aver illustrato il Piemonte in campo sociale, scientifico, artistico, letterario, in senso positivo e significativamente, con dedizione di tempo e di energie per diffondere i valori e le tradizioni della Piemontesità. Tre i campi di ‘eccellenza’ che verranno premiati; campo scientifico: particolare rilievo assumono quelle iniziative che, nel settore della ricerca, assistenza e formazione, si connotano come opere a carattere umanitario di grande respiro, volte ad alleviare sofferenze e malattie; campo sociale: il riconoscimento viene rivolto a quei soggetti che si sono distinti per il proprio impegno nel sociale, svolgendo attività di benefattore o avendo operato con dedizione per il bene del prossimo; campo artistico e letterario: il riconoscimento viene rivolto a quei soggetti che hanno contribuito a diffondere e valorizzare all’estero un elemento cospicuo e tipico della cultura piemontese mantenendo vivo, tra gli emigrati piemontesi ed i loro discendenti, il rapporto con la terra natia. Tutte le candidature pervenute in tempo utile verranno esaminate da un’apposita commissione che provvederà ad indicare alla Giunta Regionale i nominativi dei candidati prescelti.


AI PUGLIESI UN FUTURO DIVERSO


Non viaggiano più con la valigia di cartone. Usano trolleys e maneggiano cellulari e notebooks. Sono i nuovi emigranti. La Puglia è tornata terra di emigrazione “e stavolta sono quelli più preparati a non trovare spazio. È la fuga dei cervelli e dobbiamo fermarla”: questo l’impegno e l’appello ad un “patto” tra istituzioni e forze sociali rivolto dal presidente del Consiglio Regionale della Puglia, Onofrio Introna. “Sono in tanti ormai a non a non credere più che si possa realizzare nella loro regione quello per cui hanno studiato, si sono laureati. Deve spaventarci e mobilitarci questa sofferenza dei ragazzi, costretti ad andare altrove per realizzarsi”, ha insistito, intervenendo a Martina Franca all’incontro di studi sul sindacalismo pugliese, con ospite d’onore Enzo Giase, segretario regionale della Cisl e poi vicepresidente dell’Inas. Lotta alla precarizzazione, una testa, un posto di lavoro: uno degli obiettivi “che stanno più a cuore all’amministrazione regionale – ha detto Introna - è cancellare dalla vita dei nostri giovani l’ingiusto appellativo di ‘generazione del lavoro mai’ ”. L’esperienza nella Cisl tarantina dei primi anni ’60 di Enzo Giase, “sindacalista di frontiera”, ha offerto al presidente lo spunto per collegarsi alla politica di risanamento ambientale portata avanti dalla Regione. L’Italsider (oggi Ilva) nasceva in quegli anni col sogno della grande industrializzazione del Mezzogiorno, ha dichiarato, “successivamente tradito dalla realtà e dalla distrazione dei governanti della quale però non ci si può che rallegrare, nella Puglia attuale che all’industria pesante preferisce l’energia pulita, le fonti rinnovabili, il turismo, i prodotti agroalimentari di eccellenza. Ben altri e più salubri fattori di sviluppo e di occupazione. Una Puglia che ha scelto la salute”.


PROBLEMI DEI PENSIONATI IN SUD AMERICA


Una "storia senza fine" che "danneggia i pensionati italiani" e che "lede la dignità ed i diritti acquisiti". Coordinatore per l’America Latina del Patronato Ital Uil, José Tucci esprime sconforto e indignazione dopo le ennesime segnalazioni di disservizi che ostacolano il pagamento delle pensioni presso le sedi della Western Union. Disservizi che Tucci imputa sia alla banca che all’INPS che, scrive, "trattano i pensionati all'estero con totale disinteresse e senza alcuna cura dei loro diritti garantiti dalla legge italiana. Ma soprattutto, ad essere scandaloso è il totale disprezzo della loro dignità"  accusa Tucci ricordando che "la maggioranza dei pensionati italiani all’estero è costituita da persone molto anziane. L'ultima delle brutte notizie di cui abbia avuto notizia poche ore fa – spiega il responsabile di patronato - è che alla Western Unione sono arrivati gli elenchi dei pagamenti con molte inesattezze, date di nascita errate e confusione tra il nome ed il cognome del beneficiario. Una situazione che rende impossibile alla Western Union il pagamento, a meno che si conosca il numero del bonifico che, ovviamente, nessun pensionato conosce. Di conseguenza non si riscuote". Per Tucci è "chiaro che entrambe le ‘istituzioni’ vogliono ostacolare i pensionati all'estero. Da tanto tempo si stanno accumulando parecchi oltraggi ai diritti e un'umiliazione costante, sembra che a nessuna autorità competente importa il problema, non si sentono responsabili. Tutto è avvolto in una nebulosa burocrazia, un’andata e ritorno, dove l’unica conseguenza è un progressivo deterioramento di una situazione che è di per sé già molto complessa e delicata. Tutti sappiamo – prosegue – che la stragrande maggioranza delle persone che hanno un beneficio italiano sono di classe sociale mediabassa, hanno fatto nella loro vita sforzi e sacrifici smisurati e se godono della pensione è perché la legislazione italiana lo permette e, soprattutto, gli dà le garanzie sufficienti. Ciò nonostante, le azioni generate dall'Italia costituiscono un costante dileggio a quei diritti, sembra che non importa niente a nessuno, tutti si sentono impuniti. È ora di dire basta a questi indebiti indiscriminati e senza fondamento, è ora di manifestare il più totale ripudio, di ricordare che gli italiani all'estero hanno i loro diritti e che l'impunità ha i suoi limiti. È arrivato il momento d’agire in modo cosciente, solidarizzarsi davanti a simile assurdità. Non siamo una variabile di accomodamento e neanche il ‘fusibile più magro’, siamo persone ed abbiamo dignità. Per tutto questo – conclude – diciamo ‘no’ agli oltraggi dei nostri diritti e diciamo ‘no’ all'impunità".


SIAMO 4 MILIONI NEL MONDO


I cittadini italiani iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono 4.028.370, il 6,7% degli oltre 60 milioni di residenti in Italia, un numero quasi pari a quello degli stranieri residenti nel paese. L’aumento è stato di 113mila unità rispetto all’anno scorso e di quasi 1 milione rispetto al 2006, quando le presenze, nello stesso archivio, dovevano ritenersi sottodimensionate. Una presenza in aumento quella degli italiani nel mondo, soprattutto nell’area euro-americana, almeno secondo quanto emerge dal quinto "Rapporto Italiani nel Mondo" realizzato dalla Fondazione Migrantes. Le percentuali di presenze di italiani nel mondo sono così suddivise: Europa (55,3%), America (39,3%) e, molto più distanziate, Oceania (3,2%), Africa (1,3%) e Asia (0,9%). Tra i paesi di insediamento, l’Argentina supera di poco la Germania (entrambe oltre le 600 mila unità), la Svizzera accoglie mezzo milione di italiani, la Francia si ferma a 370mila, il Brasile raggiunge i 273mila e A u s t r a l i a , Venezuela e Spagna superano le 100mila unità. Tra gli italiani residenti all’estero più della metà non è sposato, quasi la metà è costituita da donne, più di un terzo è nato all’estero, mentre 121mila si sono iscritti dopo aver acquisito la cittadinanza. I minorenni sono un sesto del totale, ma sono superati dagli ultrasessantacinquenni (18,2%) di quasi tre punti: questo rapporto si riscontra anche in Italia, dove infatti gli anziani incidono per un quinto. All’estero, oltre agli italiani che hanno mantenuto o acquisito la cittadinanza, quindi con passaporto e diritto di voto, vi sono gli oriundi, quasi 80 milioni: 25 milioni in Brasile, 20 in Argentina, 17,8 negli Stati Uniti e in Francia, 1,5 in Canada, 1,3 in Uruguay, 0,8 in Australia, 0,7 in Germania, 0,5 sia in Svizzera che in Perù e, quindi, altri Paesi con un numero minore, fino a superare ampiamente la popolazione residente in Italia. L’emigrazione italiana è stata, in prevalenza, un’epopea popolare, fatta di povera gente e a costo di notevoli sofferenze, ma complessivamente gli italiani sono riusciti a raggiungere un positivo e stabile inserimento sul posto. Nel 2010 l’attenzione si è concentrata su cinque paesi - Canada, Francia, Regno Unito, Romania e Spagna - dove sono stati somministrati 649 questionari con la collaborazione di patronati, associazioni e sindacati, tra cui Epasa-Cna, Inca-Cgil, Sias-Mcl e Sei-Ugl. Le risposte date evidenziano che questi emigrati “comuni” hanno un’istruzione secondaria medio-alta (67,2%), si sentono per lo più integrati nel paese di accoglienza, dove non hanno problemi di lingua, sono proprietari di casa e si ritengono soddisfatti del lavoro che conducono. Non pensano di rientrare in Italia, ma tengono a precisare che quanto da loro conquistato è il frutto di anni di sacrificio e di un percorso di vita in cui hanno dovuto affrontare e superare prove dure ma inevitabili. Certamente, sin dall’inizio non sono mancati tra gli emigrati italiani i protagonisti qualificati, i cosiddetti “cervelli”, che attualmente incidono in misura più rilevante rispetto al passato. La recente indagine (2010) sui ricercatori italiani all’estero, svolta dal Centro Nazionale delle Ricerche sulla popolazione, conferma che in prevalenza si tratta di giovani (anche se non più giovanissimi), all’estero da più di dieci anni (ma nei due terzi dei casi ancora con la cittadinanza italiana), in prevalenza impegnati nelle materie scientifiche e riconoscenti per avere trovato all’estero una maggiore gratificazione professionale, le attrezzature necessarie e i fondi indispensabili. Bisogna anche ricordare che in Italia, dal 1985, le posizioni accademiche sono sostanzialmente bloccate per quanto riguarda il personale di ruolo. L’emorragia dei cervelli è, quindi, destinata a continuare, specialmente dal Sud: se si prende l’esempio della Puglia, si constata che annualmente il 45% dei 23.500 nuovi laureati lascia la regione, per lo più definitivamente. “In Italia si riscontra uno scarso livello di sensibilità rispetto ai connazionali all’estero”. Con queste parole ha esordito Monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, nel suo discorso di presentazione del ‘Rapporto Italiani nel mondo 2010’. “Questa vera e propria disaffezione concettuale – ha proseguito – rischia di farci diventare un Paese dalle radici dimenticate e viene anche da pensare a che cosa siano serviti gli investimenti fatti in strutture, viaggi, visite, convegni e progetti e la stessa normativa finalizzata al recupero della partecipazione al voto degli emigranti. Questa carenza genera una profonda amarezza, perché la rete degli italiani all’estero potrebbe fornire all’Italia spunti di rinnovamento in questa persistente fase di stallo aggravata dalla crisi europea e internazionale. La nostra storia e vita di Chiesa tra gli emigranti – ha proseguito – ci porta a dire con determinazione che oggi siamo noi maggiormente ad avere bisogno dell’aiuto degli emigranti, anche se quello dell’assistenza agli emigranti è un capitolo tutt’altro che chiuso. Tutto questo – ha concluso Mons. Perego – chiede, dentro un confronto politico e dentro un dialogo sociale costruttivo e sereno, di connettere strettamente l’emigrazione con le riforme strutturali, di qualificare il sistema universitario, la ricerca, i servizi, di investire sui giovani, guardando al futuro”.

 

 

 

 

 

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