Ciò
che
negli
anni
passati
appariva
evidente
ai
più
(con
la
grave
eccezione
della
maggioranza
dei
produttori
italiani)
era
il
fattore
estetico.
Un’indovinata
presentazione
del
prodotto
si
sarebbe
rivelata
determinante
nell'orientare
la
scelta
del
cliente,
nei
ristoranti
come
nei
negozzi
specializzati,
nei
supermercati
come
nei
'cash
&
carry'.
Lo
scarso
credito
del
fattore
estetico
è in
parte
responsabile
dell'attuale
situazione.
A
parte
la
presentazione
delle
case
francesi,
rimasta
sostanzialmente
classica,
i
primi
a
lanciare
un
nuovo
concetto,
come
l'introduzione
di
bottiglie
champagnotte
con
colori
di
foglia
morta,
sono
stati
gli
australiani
ed i
californiani.
Anche
i
cileni
adesso
sono
all'avanguardia.
Un
fattore
più
determinante
è la
veste
grafica
dell'etichetta.
I
vini
del
nuovo
mondo,
infatti,
sfregiano
attraenti
etichette
di
dimensioni
diverse,
dai
colori
sgargianti,
con
disegno
moderato
ed
originale
che
suscitano
la
curiosità
e
l'interesse
del
potenziale
acquirente.
Come
dice
il
vecchio
proverbio:
‘anche
l'occhio
vuole
la
sua
parte’.
Molti
produttori
hanno
deciso
di
non
cambiare
immagine,
pensando
che
ciò
avrebbe
influito
negativamente
sulle
vendite
del
mercato
interno,
da
sempre
più
tradizionalista.
Ma
in
molti
casi
i
cambiamenti
non
sono
stati
implementati
per
semplice
mancanza
di
volontà,
o
scarso
senso
del
marketing.
Per
quanto
riguarda
i
criteri
d'acquisto
dei
grossi
gruppi,
si
scopre
subito
che
nel
Regno
Unito
la
vecchia
figura
del
commerciante
di
vini,
che
ha
caratterizzato
il
mercato
per
decenni,
è
quasi
del
tutto
scomparsa. |