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Tre enormi
salotti, un quarto con camino, una grande
sala da pranzo, corridoio, stanza da letto,
guardaroba e bagno. A dominare tappezzerie e
arredamento colori molto caldi, dall’oro al
bordeaux. È lì che sono finite le statue di
bronzo di nudi di donna acquistate in
compagnia della figlia Marina durante la sua
visita a Saint-Paul-de-Vence, in Provenza. E
forse pure la litografia di Brainwash
raffigurante Obama nei panni di Superman.
Pur essendo destinata ad accogliere la
futura Università del pensiero liberale,
dunque, a Villa Gernetto il Cavaliere s’è
voluto ritagliare un ampio spazio per i suoi
alloggi privati. Berlusconi è deciso a dare
a Villa Gernetto un profilo diverso da Villa
San Martino ad Arcore o da Palazzo Grazioli
a Roma. Tanto da aver già scartato l’ipotesi
di tenerci dei vertici del Pdl o le consuete
cene del lunedì con Bossi e la nutrita
pattuglia leghista, mentre l’unico che l’ha
utilizzata per ragioni strettamente
politiche - il presidente della provincia di
Milano Guido Podestà - ha comunque dovuto
pagare l’affitto all’Idra, la società
immobiliare proprietaria di tutte le
residenze del Cavaliere (Villa Certosa
compresa). Chi ha visitato il complesso
tardo neoclassico sulla valle del Lambro ne
parla come di una reggia. Costruita nella
seconda metà del Settecento, compreso
giardino terrazzato e bosco arriverebbe a
contare oltre 350mila metri quadrati.
Berlusconi ha voluto che i lavori fossero il
più accurati possibili anche nelle zone
destinate all’Università: l’aula magna, la
sala professori, la mensa per gli studenti e
le aule per le lezioni. Curatissimi - sotto
la supervisione dell’architetta Chiaverano,
che già si è occupata di Macherio, e del
geometra Trombini - anche i cinque
appartamenti che sono stati ricavati nella
torre belvedere, destinati ad accogliere
statisti ed ex primi ministri che verranno a
tenere i corsi. Non è un mistero che
Berlusconi abbia già contattato nomi del
calibro di Aznar, Blair, Bush, Koizumi,
Gorbaciov e Bill Gates. |
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