mago
Art Gallery presenta al grande pubblico
inglese ed internazionale una
retrospettiva dei lavori di Bob Krieger,
uno dei più importanti e conosciuti
fotografi italiani. Il percorso
artistico di Krieger si riassume in una
sigla, o per meglio dire una ‘chiave’:
KRGR. In una carriera che ormai
abbraccia più di quarant'anni, Krieger
ha costruito il suo nome attraverso i
suoi celebri scatti di moda per i
maggiori stilisti del paese, tra cui
Giorgio Armani, Versace, Dolce & Gabbana
e Valentino; ha anche catturato i volti
di personaggi famosi come Bill Gates e
Gianni Agnelli. Negli anni 1990 Krieger
si è progressivamente allontanato dalla
fotografia commerciale al fine di
perseguire il suo desiderio di sondare
l’espressività del corpo umano
attraverso la lente della sua
fotocamera. Questo progetto ha portato
alla pubblicazione di due volumi
interamente dedicati ad immagini
corporee ed estremamente sensuali:
Metamorfosi nel 1990 e Anima Nuda nel
1998. Alcuni esempi di questi due cicli
di lavori sono esposti in questa mostra.
Nella sua ultima stagione artistica,
Krieger ha portato la sua espressione
creativa ad un livello senza precedenti
di eleganza e raffinatezza,
sperimentando non solo attraverso il suo
‘subject matter’, ma anche attraverso il
mezzo materico stesso. Le fotografie,
stampate su tela e successivamente
rielaborate con aggiunte di resine,
vernici ed inserti d'oro, trasformano lo
scatto iniziale in un’opera altamente
evocativa, un pezzo unico ed
irripetibile.
"Questo nuovo momento
artistico testimonia più di una semplice
metamorfosi nel mio lavoro; ho infatti
donato un’anima alle mie fotografie",
afferma Krieger. "È come un fuoco che mi
è divampato dentro, o come un colpo al
mio stesso cuore. Io uso la lussuria, il
dolore, la gioia sia del mio passato sia
del presente, per creare una sensualità
palpabile nella mia arte". Le visioni
che Krieger ritrae sono capaci di
esprimere sin da subito la durezza, il
potere, la tristezza così come evocare
passione ed intimità. Prendiamo ad
esempio il suo ciclo di bocche: esse
simboleggiano desiderio, riccchezza, e
tuttavia anche un dolore recondito che
viene dalla nostra intima comprensione
dell'impatto di una voce, e il
potenziale distruttivo insito nelle
parole che queste ultime sono in grado
di pronunziare. I corpi sono forti,
elastici, ed al contempo inquietanti.
Queste immagini non sono semplici
interpretazioni di un'estetica mondana,
essi incarnano piuttosto una profondità
di sentimento che apre nell’osservatore
profondi spazi di riflessione: Bob
Krieger focalizza il suo lavoro in
espressione e comunicazione, ed il
risultato è una vera e propria empatia
per l'anima umana, che qui emana con
vigorosa potenza da ciascuna delle sue
opere.
La forza motrice che
ha guidato l’espressione creativa di
Krieger è sempre stata la sua curiosità
per la vita, il suo desiderio di
penetrare oltre la superficie e questo
si riflette nelle sue fotografie, che
sembrano così spesso catturare lo
spirito della persona, tanto quanto i
tratti del suo volto. “La mia passione
per la ritrattistica deriva da un forte
desiderio. Una fame di curiosità. Tutta
la mia infanzia è stata caratterizzata
da questo appetito non sempre discreto.
Quanto è meraviglioso, pensavo,
ascoltare i fatti personali, i bisbigli
sussurrati, i segreti più intimi e
aggiungere al tutto i colori della mia
fantasia”. La sua stessa storia è
insolita. Krieger è nato ad Alessandria
d’Egitto, da madre siciliana che parlava
solo francese e da padre prussiano che
parlava solo inglese. Spesso ha
scherzato, in tono ironico e
malinconico, dicendo che i due si sono
innamorati perdutamente non capendosi
l’un l’altro, e che proprio quando hanno
cominciato a comprendersi si sono
separati. Ha imparato così che “l’amore
ha la necessità del mistero”. La
curiosità di Krieger era alimentata
dall’atmosfera bohémienne proveniente
dal suo stesso ambiente famigliare,
sempre animata da un insieme di altri
espatriati provenienti da tutte le parti
del mondo, di ogni religione e di ogni
orientamento politico. Krieger è stato
principalmente educato da insegnanti
privati ed è stato incoraggiato da sua
madre ad intraprendere una carriera
universitaria piuttosto che artistica.
Bob scherza sul fatto che l’idea di
diventare un fotografo l’avesse fatta
piangere. L’ambizione era già presente
tutto il tempo. E furono proprio le
sorelle di suo padre, o come lui ama
definirle “le sue migliori amiche”,
Nelly e Mireille, che durante un weekend
di Krieger a Dusseldorf nel 1950,
posarono per lui e divennero le sue
prime modelle. Dopo aver lasciato
l’Egitto nel 1958, Krieger passò un po’
di tempo in Sud Africa, prima di
intraprendere la sua carriera da
fotografo di moda in Italia. Trascorse
gli ‘Swinging Sixties’ prevalentemente a
Milano, mentre durante gli Anni Settanta
fu spesso su navi da crociera di lusso
nel Mediterraneo, intrattenendosi con
stars e reali europei.
Progressivamente Bob
Krieger ha sviluppato il suo stile
fotografico, producendo ritratti e
scatti di moda, che erano allo stesso
tempo scherzosi, maliziosi e seri. Egli
mostrava una comprensione ed una vera
empatia con il suo soggetto. Nei volti
che ha ritratto, egli rivela
l’entusiasmo del modello, la sua
sensualità, virilità, ma anche la
tristezza o il dolore. Probabilmente
questo non deriva da un occhio acuto,
perspicace, ma da un’altra delle sue
qualità, quella di essere un buon
ascoltatore. “Ho usato la fotografia per
soddisfare la mia irrefrenabile
curiosità. Sono un uomo curioso e lo
ammetto. Fin da piccolo ascoltavo e
osservavo”. Krieger ritiene che
l’ascolto sia una capacità che viene
spesso ignorata e sottovalutata. “Di
solito l’ascoltatore è impaziente e
desideroso di saltar su e raccontare la
sua storia”. Ma per essere un bravo
artista non si può solo guardare,
bisogna anche ascoltare. Come tutte le
persone affermate, Bob Krieger ha avuto
la sua buona dose di ansie e
insicurezze. Riconosciuto presto per il
suo talento, si ritrovò a lavorare con
le più grandi personalità in un mondo
frenetico, critico e intransigente. “C’è
stato un momento in cui non capivo fino
in fondo se fossero belle le mie foto, o
se fossero semplicemente molto bravi gli
stilisti, cosa che si traduceva in
un’insistente e cronica nausea per gli
abiti. Così decisi di iniziare una nuova
avventura e di scoprire il nudo, con la
complicità di Carlo Bo, che spesso mi
diceva: La nudità è un segno di Dio,
mentre i vestiti coprono soltanto le
nostre vergogne”. E fu così che, alla
fine degli Anni Ottanta e durante i
primi Anni Novanta, Krieger si allontanò
progressivamente dalla fotografia
commerciale per concentrarsi sulla
bellezza della nudità del corpo umano.
L’ultima innovazione
artistica di Bob Krieger lo vede
rielaborare queste immagini unitamente a
di studi di nudo, decorando ogni
immagine con pittura, metallo prezioso,
spray, resine al fine di trasformare
ciascun scatto originale in un lavoro
unico. L’artista stesso descrive questo
processo come se stesse rendendo
visibili e fisiche le emozioni, in una
ricerca nel subconscio dove colori
differenti corrispondono a differenti
stati d’animo. Prendiamo per esempio la
sua rappresentazione di bocche di
uomini: esse simboleggiano un profondo
desiderio, ma anche un dolore che deriva
dalla nostra percezione dell’impatto di
una voce, e del potenziale effetto tanto
distruttivo quanto benefico delle
parole. I corpi sembrano essere
vigorosi, elastici, e a volte
inquietanti. Queste immagini vanno oltre
un’estetica mondana, esse impersonano
una profondità di sentimenti: Bob
Krieger si preoccupa dell’espressione e
della comunicazione, e una reale empatia
con l’animo umano è emanata dai suoi
lavori.