101
produttori
di vino
italiano
sono
sbarcati a
Londra per
la rassegna
della
rivista
‘Decanter’,
intitolata
‘Great
Italian Fine
Wines
Encounter’
che si è
tenuta al
The Landmark
Hotel in
Marylebone.
Alle
degustazioni
hanno
partecipato
centinaia di
persone tra
buyers,
enologi,
ristoratori
e anche
semplici
appassionati
e amanti del
vino
italiano.
Nei vari
workshops e
seminari si
è parlato
della
qualità, del
territorio,
dell’ambiente
e la sua
tutela,
degli uomini
e donne con
le loro
sfide di
produrre
vini doc ad
alta
tecnologia,
dei borghi e
la loro
storia.
Erano
presenti i
rappresentanti
aziendali
più dinamici
del panorama
vinicolo
della nostra
penisola.
L’antica
arte tutta
italiana di
produrre
vino sta
conoscendo
un momento
di crisi; da
un lato i
consumatori
in questo
periodo sono
diminuiti
mentre
dall’altro
lato è
aumentato,
paradossalmente,
il numero
dei
produttori.
Così l’unico
modo per
conquistare
nuove fette
di mercato
ed aumentare
i fatturati
è quello di
produrre
vino di
qualità. Va
subito detto
che non sono
poi tanti
coloro che
possono
permettersi
di
affrontare
la sfida
della
qualità, una
partita che
si gioca su
molti
elementi: la
capacità di
coltivare il
vitigno, la
possibilità
di investire
molto denaro
in ricerca e
tecnologia,
e non
ultima, la
dedizione
dei
viticoltori.
Fare la
scelta
qualitativa
non sempre
significa
ricevere un
premio dal
mercato, in
termini di
fatturato.
Gli antichi
produttori
di vino -
quelli che
ne facevano
praticamente
un’arte, per
la loro
continua
ricerca di
raffinatezze
- alle
generazioni
successive
hanno
tramandato
non solo la
voglia di
crescere
sempre di
più, ma
anche il
dettato che
il primo
obiettivo
per un
viticoltore
è quello di
produrre del
buon vino. I
risultati -
dicevano -
alla lunga
daranno
ragione alla
qualità.
Principe
della
produzione
vitivinicola
estiva in
Italia è il
Trentino,
regione ad
alto tasso
produttivo,
nonostante
la vicinanza
con le
montagne
renda la
professione
di
viticoltore
molto
faticosa.
Basta
pensare che
in Trentino
ci sono zone
come la Val
di Cembra
dove i
viticoltori
per portare
le uve a
valle, data
la
scoscesità
del terreno,
usano ancora
la gerla. Le
preoccupazioni
del futuro
del settore
non mancano.
Negli ultimi
anni si è
registrata
un’invasione
di vini
prodotti nei
paesi
dell’Est
Europeo,
senza
parlare poi
di quelli
prove nienti
dalla
California,
Chile,
Australia e
Sud Africa.
Questa
concorrenza
influisce
sul mercato,
rendendolo
sempre più
difficile.
Il fatto
che,
tuttora, i
produttori
italiani
sono
tranquilli
non vuol
dire che
sono
incoscienti.
Le
preoccupazioni
per il
futuro del
settore non
mancano.
Anche se
stiamo
puntando
sulla
qualità, non
si può
dimenticare
che tra
qualche
anno, quando
anche i
paesi
dell’Est
avranno la
tecnologia
necessaria
per produrre
vini di
qualità,
diventerà
difficile
stare sul
mercato.
Fortunatamente
per noi ci
sono milioni
di italiani
emigrati nel
mondo, e le
aziende
vinicole si
stanno
diversificando
con la
produzione
di grappe e
liquori,
olioextravergine
di oliva,
aceto
balsamico,
ed una nuova
linea di
vini e
spumanti
rivolti alla
sola
ristorazione
italiana nel
mondo.
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