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Club di Londra
incontro al Royal Thames Yacht Club
Missione Barilla da
Parma in tutto il mondo
S i
è svolto presso il Royal Thames Yacht
Club un pranzo in onore di Paolo
Barilla, che si trova a Londra per una
missione esplorativa volta a studiare le
possibilità di apertura di uno
stabilimento per la produzione della
pasta per la grande distribuzione in
Gran Bretagna ed Irlanda. Negli Stati
Uniti un analogo esperimento ha fatto
guadagnare alla Barilla circa il 40% del
mercato della pasta di qualità. Il
presidente del Club, Cav. di Gran Croce
Leonardo Simonelli Santi,
nell’introdurre il gradito ospite ai
prestigiosi commensali ha tra l’altro
detto: “Paolo Barilla non è soltanto un
industriale. È anche un industriale
veloce, perché ha vinto la gara di Le
Mans nel 1985. Segue bene la tradizione
familiare. Questa è la quinta
generazione della famiglia Barilla,
affermatasi capovolgendo il vecchio
slogan che la pasta era solo napoletana.
Senza offendere Napoli, che la pasta la
fanno buonissima anche là. Però la
Barilla, facendola a Parma, è
riuscita a dimostrare che si fa buona
anche a Parma e poi nel mondo. Infatti,
adesso produce negli Stati Uniti,
Turchia, Grecia e forse in futuro anche
in Inghilterra; perché in Inghilterra
riteniamo ci sia un mercato importante.
Questa è la ragione per cui credo
abbiamo il piacere di avere anche Paolo
Barilla questa sera”. Infine, il
presidente del Club di Londra, dopo aver
ringraziato tutte le persone che hanno
reso questo
in
LONDRA SERA
MISSIONE BARILLA
incontro
possibile,
ha passato
la parola a
Paolo
Barilla,
Deputy
Chairman
Barilla
Groups
S.p.A. “La
nostra è una
storia di
famiglia -
ha spiegato
Paolo
Barilla -,
una lunga
storia che
inizia nel
lontano
1877. Oggi
siamo
arrivati
alla quinta
generazione.
C’è stata
una
continuità
fino al 1971
quando, a
guida della
società
c’erano mio
padre e mio
zio. In quel
momento, per
necessità
direi sia
personale
sia di
business,
hanno deciso
di vendere
la società,
per cui si è
interrotta
una storia
che è molto
lunga. I
fratelli
hanno deciso
di vendere e
l’acquirente
è stato una
società
americana,
la Greys, e
per un
periodo che
va dal 1971
al 1979 la
società è
stata in
mano a una
compagnia
straniera.
Mio zio in
Svizzera,
mio padre
rimasto in
Italia, con
delle
difficoltà
legate alla
sua vita
personale e
al suo
lavoro.
Bisogna
considerare
che nel
1979, una
persona di
66 anni in
genere si
ritirava dal
lavoro per
godersi la
meritata
pensione,
mentre oggi
una persona
a 66 anni è
una persona
molto
dinamica ed
attiva, con
una carriera
ancora
davanti a
sé. Quindi,
nonostante
l’attitudine
tradizione
di quel
tempo,
nostro
padre,
malgrado i
suoi 66 anni
compiuti,
decise di
impegnarsi
per
riconquistare
la società.
Finalmente
ritornò alla
guida di
quello che
era la sua
grande
passione.
L’ha fatto
con l’aiuto
di una
signora
svizzera,
che è
tuttora
socia della
società”.
“Lui aveva
visto
nell’interruzione
anche un
tradimento
verso la
storia
passata,
perché aveva
sempre
considerato
la società
ricevuta dal
nonno un
dono; per
cui avendo
interrotto
quella
storia di
famiglia,
gli venne il
desiderio di
riprendere
le redini di
questa
bellissima
impresa, al
fine di
poter
trasmetterla
un giorno
alla nuova
generazione.
Questo è
avvenuto in
maniera
molto
compiuta,
visto che
nostro padre
è scomparso
nel 1993,
all’età di
80 anni. Ha
lavorato
fino
all’ultimo
giorno della
sua vita:
era uscito
dall’ufficio
a farsi una
passeggiata.
Ci ha
lasciato una
bellissima
società con
le sfide. In
quel momento
la sfida era
la sfida
internazionale.
All’inizio
degli anni
’90 la
società
fatturava il
90% in
Italia ed il
10%
all’estero.
Per cui è
stato
compito
nostro, per
renderla più
solida,
d’internazionalizzare
quella che
era una
storia
essenzialmente
italiana.
Per cui in
quel momento
abbiamo
iniziato ad
investire in
Europa e
negli Stati
Uniti. Ci
siamo
impegnati
molto, tra
cose ben
fatte e
qualche
errore.
Perché gli
errori fanno
parte della
storia
imprenditoriale
e oggi ci
troviamo un
Gruppo che
ha la
maggior
parte del
fatturato
all’estero.
La Barilla
fattura 4
miliardi di
euro, di cui
il 45% in
Italia, il
resto è in
Europa ed il
10% negli
Stati Uniti,
dove abbiamo
due
stabilimenti”.
“Abbiamo una
quota di
mercato del
28% ed
abbiamo
raggiunto
una
leadership
dovuta in
parte alla
nostra
capacità di
continuare
ad
investire,
ed in parte
al fatto del
saper
confezionare
un prodotto
di una
qualità
superiore a
quella che
si trova nei
mercati
esteri.
L’elemento
‘qualità-
identità’
della pasta
è,
ovviamente
tutto
italiano, e
questo ci
fornisce un
tappeto
rosso steso
davanti a
noi, perché
la pasta nel
mondo è
italiana.
Questa
situazione
non
l’abbiamo
creata noi,
l’hanno
creata
soprattutto
le persone
che sono
uscite
dall’Italia,
gli emigrati
italiani che
hanno aperto
ristoranti,
diffondendo
così una
certa
cultura
gastronomica.
Il
risultato? I
produttori
di pasta si
son trovati
- senza
sforzarsi e
senza fare
tanta
pubblicità -
con delle
legioni che
avevano già
una volontà
di accettare
il
mediterraprodotto
italiano”.
La nostra
Società
possiede una
parte
importante
del mercato
statunitense
e
sudamericano.
Il Messico
oggi
rappresenta
una fetta
importante
per il
nostro
Gruppo, con
400 milioni
di euro.
Siamo in una
posizione
privilegiata
perché
possiamo
agire da
leader,
anche se
soffiano
venti di
recessione.
Cosa sta
accadendo
nel mondo
alimentare?
Fortunatamente
non abbiamo
sofferto del
calo
drammatico
che c’è
stato in
altri
settori. Il
fatturato
non è
sparito, è
rimasto. C’è
stata molta
tensione sui
margini e
nelle
relazioni
con il
nostro primo
interlocutore,
che sono le
catene di
distribuzione,
le quali
hanno
offerto
molta
convenienza
ai loro
consumatori
con sconti e
promozioni.
Comunque,
c’è
grandissima
stabilità
grazie alle
offerte e
alle
promozioni”.
“Cosa
vogliamo
fare per
uscire in
maniera
solida da
questo
periodo che
sarà un
periodo
lungo? Noi
pensiamo di
investire
molto
sull’italianità.
L’Italia ha
un valore.
Sicuramente
nel settore
del cibo il
Bel Paese è
riconosciuto,
grazie anche
a tante
persone che
hanno
lavorato
bene in giro
per il
mondo. La
dieta
mediterranea
è
considerata
uno dei
migliori
stili
alimentari
del mondo.
Gli stessi
governi
ammettono
che bisogna
affrontare
gli enormi
problemi di
salute di
una
popolazione
sempre più
portata
all’obesità,
particolarmente
nei Paesi
anglosassoni.
L’alimentazione
influisce
sullo stato
della salute
dell’individuo
e la dieta
mediterranea
ha una
grandissima
possibilità
di
affermarsi,
dal punto di
vista non
solo
gastronomico
ma anche
nutritivo.
Per noi
italiani è
un’opportunità
da non
perdere.
L’Italia è
un paese
piccolo che
esprime
delle forze
grandissime
Queste sono
l’attrattività
del
territorio,
l’attrattivita
per l’arte e
per lo stile
di vita
italiano e
sicuramente
l’attrattività
per quello
che
rappresentiamo
nel mondo
della
gastronomia”.
“La Barilla
ha
un’origine
industriale,
ha cercato
di fare dei
buoni
prodotti,
però oggi
dobbiamo
allargare la
nostra
competenza e
la nostra
cultura e
diventare
portatori di
valori per
quelli che
sono i
nostri
clienti. Il
territorio,
la
gastronomia,
il modo di
sapere fare
certe cose
diventano un
fattore di
vitale
importanza,
molto di più
che in
passato. Di
conseguenza,
abbiamo
riorganizzato
molte delle
nostre
operazioni
per
focalizzarci
su questi
temi molto
importanti.
Da questo
deriva il
nostro
Gruppo in
futuro si
occuperà
della
cultura
della
nutrizione e
della
sostenibilità.
Si potrebbe
addirittura
ridefinire
il termine
‘Corporate
Social
Responsibility’,
interpretandolo
come fattore
primordiale
di valore
per elevare
l’impresa ad
un altro
livello. Per
la Barilla
la
‘Corporate
Social
Responsibility’
rappresenta
un elemento
chiave per
la
sostenibilità
e la
‘viabilità’
dell’impresa.
Avendo ormai
raggiunto
130 anni,
pensiamo ai
prossimi 130
anni; se la
Società
saprà
superare le
difficoltà
con
soluzioni
adeguate per
tutti, non
morirà mai.
Questo
significa
saper fare
le cose
giuste”.
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